Sadégh Hedayát, nato a Teheran nel 1903, completò i suoi studi a Parigi, dove aveva anche avuto inizio la sua carriera letteraria. Tornò in patria nel 1930, ma non resistette a lungo a fronte del conformismo dei connazionali e alla censura del regime poliziesco di Reza Chah. Si trasferì in India, di cui fatalmente subì il fascino, trovando anche, sotto l’influsso del misticismo indù, la forza di reagire alla sua dipendenza da oppio. Deciso a vivere in patria, tornò a Teheran, con l’intenzione di introdurre e difendere l’arte del suo tempo. In questo periodo tradusse mirabilmente opere di Kafka, Sartre e Schnitzler. Collaborò a numerose riviste letterarie e si occupò della cultura persiana antica da un punto di vista antropologico e linguistico. Nel 1950 lasciò la patria per Parigi, dove morì suicida nel 1951, mentre il regime feudale imposto dalla famiglia Pahlevi combatteva spietatamente ogni tentativo di introdurre in Iran una cultura moderna e innovatrice. Con Feltrinelli è uscita la “Cometa” La civetta cieca. Tre gocce di sangue (2006).